Ministro Foti: "L'UE rafforzi il mercato unico, via la difesa dal deficit"
4 marzo 2025
(intervista di MF al Ministro Tommaso Foti)
Sul Pnrr l'Italia sta facendo bene ma può migliorare, come l'Europa, che deve trovare la forza di creare un mercato unico di capitali che restino però nella Ue. E quanto afferma il ministro Tommaso Foti, ministro per gli Affari Europei, il Pnrr e le Politiche di Coesione, MF-Milano Finanza, aggiungendo: i dazi di Trump sono sul tavolo per discutere di altro. Foti parla dopo aver partecipato al Forum in Masseria di Bruno Vespa organizzato con Comin & Partners.
Domanda. Ministro Foti, a che punto è il Pnrr?
Risposta. Rispetto ai 120 miliardi incassati sono stati spesi 62 miliardi: il 52%. L'Unione Europea dice che siamo il miglior Paese. Poi diventa difficile poter fare una generalizzazione sullo stato di avanzamento dei progetti perché il livello di difficoltà di esecuzione può essere molto diverso. Il Pnrr non è solo un programma di spesa è un programma anche di riforme e di obiettivi.
D. Si può fare meglio?
R. Sì. Ribadisco che bisogna accelerare sul livello di spesa. Ma il problema vero non è del governo. Le pubbliche amministrazioni hanno avuto la possibilità di attuare i loro progetti. Ora sta a loro. Bisognerebbe anche iniziare a pensare che il sistema industriale italiano sta dando quel che può. Non è che, se tu programmi 50 miliardi di appalti necessariamente trovi le aziende che fanno i lavori per 50 miliardi. C'è una legge della domanda e offerta, che si declina anche nella torta lavoro. Inoltre, non bisogna parlare di slittamento dei termini del Pnrr. Perché l'unica cosa che ferma i lavori è proprio pensare che ci possano essere delle proroghe.
D. L'Italia rispetterà gli impegni presi con Bruxelles?
R. Non ho mai fatto né il mago né lo stregone, questo lo lascio fare agli altri. lo mi preoccupo del risultato finale.
D. Il ministro Giorgetti ha parlato di Recovery per la difesa. Secondo lei, l'esperienza di debito comune europeo è replicabile?
R. Togliere dal patto di stabilità le spese della difesa sarebbe già un grosso risultato. Su altri strumenti ci si può pronunciare nel momento in cui si ipotizza una proposta che ora non è sul tavolo. Per il Pnrr abbiamo adottato questa formula se la si vuole estendere ad altri campi bisogna valutare caso per caso. Anche facendo tesoro di errori o di limiti che si sono avvertiti nel Pnrr.
D. Un esempio?
R. Sulle tempistiche. Probabilmente in alcuni settori una programmazione quinquennale, come quella del Pnrr, potrebbe essere troppo breve.
D. Da una parte Usa, dall'altra Ue, al centro i dazi. L'Italia è poco o molto vulnerabile?
R. Quello dei dazi è un problema che possiamo inquadrare da più punti di vista. Per esempio, potrebbero anche essere stati messi sul tavolo dall'amministrazione Trump per discutere di altro. L'Europa deve muoversi come Europa. Ma non si può negare che i singoli Stati membri - avendo realtà industriali differenti - risentono in maniera diversa dell'impatto delle tariffe.
D. Il colloquio Trump-Starmer e il vertice di Londra sull'Ucraina, secondo lei, implicano una volontà di rientro del Regno Unito nell'Unione europea?
R. Bisognerebbe vedere come la pensano i britannici. Diventa difficile poter dire se un ipotetico rientro possa essere legato solo alla questione della guerra commerciale. Perché sarebbe una riflessione parziale. Il Regno Unito indubbiamente può trattare con Trump perché non fa parte dell'Ue.
D. Che cos'è che frena la competitività dell'Europa?
R. L'Europa dovrebbe andare un po' meno fiera del mare di regole o dei 374km di Gazzetta Ufficiale. Piaccia o meno un'Europa burocratica toglie aria alle imprese e le fa fuggire. L'automotive, che impiega 14 milioni di europei, non è un problema che invento io. La regolamentazione in termini generali è sempre positiva, nel senso che fissa le colonne d'ercole oltre le quali non si può andare. Ma scendere così nel particolare, quasi a spiare dal buco della serratura cosa uno fa, sembra più una forma ossessiva-compulsiva. Bisogna essere attenti alla politica industriale che si vuole perseguire e avere chiare le differenze che ci sono nei singoli Paesi.
(intervista di Anna Di Rocco, Giusy Orlano e Silvia Valente - QN)