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Piano di ripresa europeo, risposta a una interrogazione

28 maggio 2020

Risposta del Ministro per gli Affari Europei, Vincenzo Amendola, a una interrogazione 3-01625 "sui negoziati per l'avvio di fondi europei di sostegno dopo l'emergenza coronavirus, per tre minuti" - Senato della Repubblica.

Gentile Presidente, ringrazio il senatore Pittella e gli altri interroganti.

La Commissione, com'è stato detto, ha presentato ieri la sua proposta per un piano di ripresa europeo dopo il Covid-19, rispondendo al mandato conferitole dal Consiglio europeo del 23 aprile scorso: una proposta solida e innovativa, che apre nuove vie alle politiche fiscali europee.

Il piano d'azione prevede due elementi strettamente legati: il quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027, rafforzato rispetto alle precedenti proposte con un nuovo strumento per la ripresa, il recovery fund, rinominato «Next generation Eu». Questo ultimo strumento sarà finanziato dall'Unione europea attraverso prestiti contratti dalla Commissione europea sul mercato dei capitali garantiti da tutti gli Stati membri.

Il recovery fund ammonta a 750 miliardi di euro, di cui l'Italia è il principale beneficiario. Di questo ammontare, 500 miliardi sono distribuiti sotto forma di sovvenzioni e 250 sotto forma di prestiti di lunga maturità che saranno restituiti agli investitori tra il 2028 e il 2058.

Il 25 marzo - come lei, senatore Pittella, ricordo ancora lo scetticismo - l'Italia, insieme ad altri otto Paesi, aveva chiesto proprio di lavorare per uno strumento di debito comune emesso dalle istituzioni europee, così da finanziare investimenti per il mercato interno e per sostenere la resilienza delle catene europee del valore investite dalla crisi globale.

Da allora sono state prese molte decisioni, cito le più importanti: la sospensione del Patto di stabilità e crescita, la flessibilità accordata al regime degli aiuti di Stato, l'avvio da parte della Banca centrale europea del Pandemic emergency purchase programme (PEPP), che porta a 1.100 miliardi di euro l'intervento solo per gli acquisti di titoli, la flessibilità dell'uso delle risorse delle politiche di coesione.

Il Consiglio europeo del 23 aprile ha poi consolidato la risposta comune definendo tre reti di sicurezza per 540 miliardi di euro e così ieri, dinanzi al Parlamento, sono stati presentati il QFP e questa proposta, articolata su tre programmi e tre grandi pilastri di intervento.

Con il recovery fund andiamo a 1.850 miliardi di euro per quanto riguarda il bilancio, un ammontare incrementato dall'aumento delle risorse proprie del bilancio e collegato agli obiettivi dell'Unione, e non con un aumento delle contribuzioni nazionali. Ripeto, è una grande e solida base negoziale, insieme alle altre reti di sicurezza e ai programmi della BCE.

Come ha detto il commissario Gentiloni Silveri, è una svolta su politiche economiche molte robuste e coordinate tra Commissione, Consiglio e BCE. In vista del Consiglio europeo del giugno prossimo, si apre un negoziato non facile per un'intesa rapida che mantenga l'ambizione di partenza. Sul QFP difenderemo le nostre linee rosse e, in particolare, un'allocazione adeguata dei fondi per la coesione della politica agricola. Sul recovery fund analizzeremo i dettagli tecnici, le proposte e la loro rapida esecutività.

In conclusione, l'impegno del Governo non si esaurisce tuttavia solo sul fronte europeo del negoziato. Il Governo, come annunciato dal presidente Conte, predisporrà un suo piano di ripresa nazionale per rilanciare l'economia in coerenza con gli obiettivi europei, a partire dal green deal e dalla transizione e innovazione digitale, tutto questo in stretto raccordo e con il consenso del Parlamento sin dalla preparazione del prossimo Consiglio europeo.


(Fonte: Senato)

Recovery Fund
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