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"La Troika è alla fine serve più democrazia"

4 febbraio 2015

(intervista di Repubblica Sera al Sottosegretario Gozi)


L'Italia è un creditore ragionevole: vogliamo mettere la Grecia nelle condizioni di ripagarci, non strangolarla". Domani il 46enne Sandro Gozi, sottosegretario con delega agli Affari europei, parteciperà all'incontro tra il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan e l'omologo greco Yanis Varoufakis. Nelle stesse ore Matteo Renzi vedrà il premier ellenico Alexis Tsipras. Sul tavolo, le richieste di Atene di rinegoziare il suo debito e di togliere alla Troika la gestione del piano di salvataggio: "Ci vuole un controllo meno tecnocratico e più democratico - riconosce Gozi - per esempio ad opera del Parlamento europeo".

Nessun taglio del debito, ha ribadito oggi Angela Merkel. È anche la posizione del governo italiano?
"Confermo, non consideriamo l'ipotesi del taglio. Ma vogliamo ascoltare con attenzione le proposte che Tsipras e Varoufakis faranno. Siamo creditori nei confronti della Grecia di 40 miliardi di euro e crediamo che il modo migliore per vedersi ripagati sia essere ragionevoli, negoziare".

Quindi allungare le scadenze e tagliare i tassi di interesse?
"Una delle opzioni più interessanti è legare i tassi alle dinamiche di crescita della Grecia. Significherebbe essere ripagati in tempi più lunghi, ma la nostra priorità è aiutare Atene a rimanere nell'unione monetaria e a onorare i suoi impegni. Perché questo sia possibile alcune condizioni vanno cambiate".

Togliendo di mezzo la Troika, come chiede Tsipras? Sembra che il presidente della Commissione Juncker ci stia ragionando.
"Mi sembra una buona notizia. La Troika è un organismo tecnico, occorre invece un controllo democratico sui negoziati. Potrebbe essere garantito dai parlamenti nazionali e da quello europeo, con una commissione ad hoc. Sarebbe anche un modo per ristabilire la fiducia nel rapporto tra popoli e governi europei, ora ridotto a una relazione tra creditori e debitori".

Come si convince Angela Merkel?
"Merkel chiede serietà e prudenza, e ha ragione. L'interesse della Germania, condivisibile, è che il percorso delle riforme prosegua, in Grecia e in Europa. Anche se la logica dei maestri che assegnano i compiti a casa va superata".

Il programma di Tsipras non le sembra piuttosto un passo indietro in questo senso? Salario minimo, assunzioni nel settore pubblico: nuova spesa.
"Certo, gli sforzi fatti finora per ridurre il debito non sono stati soddisfacenti, visto che è cresciuto dal 130 al 170 per cento del Pil. Ma c'è un problema di sostenibilità sociale degli interventi. E, soprattutto, l'idea che senza crescita il disavanzo non si possa correggere. L'introduzione del salario minimo e le assunzioni nel pubblico vanno lette in questo senso. Tsipras dice che ci vogliono 11 miliardi e mezzo, sta a lui spiegarci dove intende trovarli. Su altri problemi storici del Paese, come l'evasione fiscale e la corruzione, mi sembra deciso a intervenire".

Ma vuole anche bloccare le privatizzazioni.
"L'Europa non può costringere l'Italia a cedere Eni o i suoi altri gioielli di stato. Allo stesso modo la scelta di privatizzare il Pireo, e in che misura, spetta al governo di Atene. Ma se deciderà di non farlo Tsipras dovrà spiegare dove intende recuperare risorse equivalenti".

Se tra Atene e Bruxelles si arrivasse alla rottura l'Italia continuerebbe il negoziato a livello bilaterale?
"Impossibile da dire oggi. La cosa importante ora è che tutti gli attori la smettano con le dichiarazioni unilaterali, tipo prendere o lasciare".

Il governo italiano appoggerà la richiesta di Tsipras di una conferenza europea sul debito?
"Mi sembra molto difficile da realizzare. Meglio discuterne all'interno delle istituzioni comunitarie, come il consiglio o l'eurogruppo".

La vittoria di Syriza aiuterà l'Italia a ammorbidire il rigore delle politiche comunitarie?
"Da mesi il nostro governo cerca di spostare l'accento dal rigore alla crescita e di lavorare per una nuova e più democratica governance dell'eurozona. Sì, credo che la vittoria di Tsipras ci possa aiutare".

E se dopo Syriza e Podemos anche in Italia emergesse una forza di sinistra alternativa al Partito Democratico?
"Quella forza esiste già e alle elezioni europee ha preso il 4 per cento. Il nostro Tsipras, cioè una persona in grado di intercettare la voglia di cambiamento e di innovazione, si chiama Renzi. Credo che a sinistra non ci sia spazio per altri interpreti".
Filippo Santelli

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