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«L'Europa ora viaggerà su 2 binari però con tutti e 28 i suoi vagoni»

21 febbraio 2016

(intervista del Messaggero al Sottosegretario Gozi)


L'Europa si fa in due se non in tre. Diverse velocità «a seconda della volontà di integrarsi dei diversi Paesi». Sandro Gozi, sottosegretario con delega all'Europa, è reduce dalle nottate bruxellesi al termine del quale i Ventotto hanno scritto le nuove "condizioni d'ingaggio" del Regno Unito nell'Europa. 

Cameron brinda al successo. Se lo è per lui è una sconfitta per l'Europa? 
«E' stato un successo per entrambi. L'Europa permette in questo modo a Cameron di affrontare il referendum con buoni argomenti. Inoltre si ribadisce lo stato speciale del Regno Unito ma anche la volontà dei paesi che lo vogliono di procedere verso una maggiore integrazione politica». 

L'Italia è stata sulle posizioni di Francia e Germania, ma come si fa poi a ottenere che l'Europa cambi verso come ha chiesto ancora ieri Renzi? 
«Non ci sono stati assi particolari. Abbiamo lavorato in questi mesi con intenti costruttivi perché riteniamo il 2016 anno cruciale per l'Europa che deve uscire dallo status quo e tutto può permettersi l'Unione che perdere membri. Abbiamo lavorato partendo da punti fermi sui quali ci siamo ritrovati in particolare con francesi, tedeschi, belgi e lussemburghesi». 

Ovvero?
«Non poteva esserci nessun diritto di veto dei britannici sulle decisioni da prendersi nella zona euro. Tantomeno distorsioni della concorrenza a vantaggio della City nella disciplina bancaria e finanziaria. Inoltre abbiamo ribadito la possibilità di poter procedere verso una maggiore integrazione sociale, politica ed economica della zona euro. Tutto ciò è riflesso nell'accordo di ieri». 

Che cosa guadagna il Regno Unito dopo l'intesa? 
«Il Regno Unito ha un sistema di welfare molto generoso ed è uno dei pochi stati che subito dopo il grande allargamento non ha usufruito di un periodo transitorio per gestire il flusso dei lavoratori. Questo accordo dà gli strumenti per prevenire gli abusi. Inoltre si ribadisce la possibilità di prendere parte ai negoziati della zona euro, senza potere di veto, su temi che possono avere impatto sul Regno Unito. Infine non lo si ritiene vincolato ad una maggiore integrazione politica». 

Che cosa non ha portato a casa Cameron? 
«Avere il potere di veto e di impedire l'integrazione politica che gli altri stati membri intendono attuare. Inoltre non hanno allungato all'infinito i limiti per l'accesso al welfare britannico». 

Quindi si è tenuto duro sulla parte finanziaria e si è ceduto sul welfare anche a costo di creare un precedente?
«Non direi. Si sono tutelati i contribuenti di tutti i paesi. In teoria le norme sul welfare possono essere applicate anche in Italia se avessimo presenza di cittadini europei che sono qua per abusare dei servizi sociali. Lotta agli abusi ma salvaguardia del principio della libera circolazione». 

Il Regno Unito resta nel mercato comune ma fuori dall'euro e da future integrazioni. Siamo all'Europa a due velocità?
«E' la grande questione che abbiamo di fronte. Noi siamo nella zona euro dove dobbiamo costruire una grande coesione economica e sociale e poi c'è l'Europa del grande mercato unico dove ha scelto di stare per sempre il Regno Unito. Tra le due occorre realizzare un rapporto di grande lungimiranza e nuovi strumenti di governo per gestire Ventotto paesi che in un futuro prossimo potrebbero essere più di trenta». 

Vuol dire che altri paesi potrebbero unirsi a Londra? 
«Il senso politico di ieri l'altro poggia proprio sull'idea di un'Europa a due binari. Il primo fatto dalla volontà di approfondire i legami nella zona euro senza che nessuno li possa bloccare, il secondo offre a Londra e ad altri paesi, almeno per periodi di transizione, di stare nell'Europa del grande mercato». 

Per il momento c'è chi pensa, anche in Italia, che fuori dall'euro si possa star meglio. 
«La sfida che dobbiamo raccogliere è proprio questa. Dobbiamo avviare una politica di integrazione, di crescita e di investimenti della zona euro. Questa è la vera novità di ieri. Non c'è altra via. Sarebbe illusorio in una Unione a ventotto che tutti possano procedere allo stesso modo. Ci saranno delle velocità diverse». 

La trattativa sulla Brexit ha messo sullo sfondo il problema dei migranti. Non è stato un errore? 
«Sui migranti serve solo attuare quello che è stato già deciso e che alcuni paesi resistono ad attuare. Occorre cominciare a costruire nuove politiche come la creazione di un corpo a tutela delle frontiere esterne e rivedere Dublino. Ne parleremo presto».
Marco Conti

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