23 giugno 2015
Nel 2014, il centro SOLVIT italiano ha trattato 286 casi, il 20% in più rispetto al 2013, risolvendo il 93% dei reclami ricevuti, ben oltre la media europea dell'84%. Gran parte dei casi riguardano la sicurezza sociale (43%), il riconoscimento delle qualifiche professionali (34%) e, a seguire, il diritto di soggiorno, le immatricolazioni di auto e la patente di guida. E' quanto emerge dai dati comunicati dalla Commissione europea al SOLVIT Italia relativi all'attività svolta durante lo scorso anno.
SOLVIT è una rete online creata nel 2002 per aiutare i cittadini e le imprese a superare i problemi pratici dovuti alla non corretta applicazione del diritto UE da parte delle amministrazioni nazionali, continua a rivelarsi uno strumento sempre più rilevante per offrire efficacemente assistenza e consulenza: più rapido rispetto alle vie legali oltre che gratuito. SOLVIT è presente in tutti gli Stati Membri dell'UE (ma anche in Islanda, Liechtenstein e Norvegia) con centri nazionali che cooperano per trovare la soluzione ai problemi posti dai cittadini.
Nel 2014, i casi affrontati dai centri SOLVIT europei sono stati 2.369, con una crescita pari al 40%: di questi, 286 sono stati esaminati da SOLVIT Italia, un numero più alto rispetto al 2013 (erano 205) e al 2012 (182). Inoltre il centro italiano ha anche trattato oltre 200 reclami sui quali, dopo analisi della documentazione, non è stata ravvisata violazione della normativa europea e sono stati quindi respinti.
La Commissione europea sottolinea positivamente l'ottimo tasso di risoluzione dei casi pari al 93%, ben superiore alla media della rete dei centri SOLVIT (84%), e l'alta percentuale di casi presentati entro il termine di 30 giorni (82%). Ma invita a migliorare la comunicazione con i reclamanti (solo nel 49% dei casi è stata fornita una risposta iniziale entro 7 giorni) e i tempi di chiusura dei casi (solo il 67% ha rispettato il termine consigliato di 70 giorni).
Le 'linee guida SOLVIT' stabiliscono infatti che ogni centro nazionale deve in sette giorni esaminare la richiesta e respingerla oppure accettarla, dandone comunicazione al richiedente. Nei 30 giorni successivi, ha il compito di raccogliere ed analizzare la documentazione ricevuta, effettuare un'analisi legale del problema e decidere se respingere la richiesta per mancata violazione della normativa UE oppure aprire un reclamo in lingua inglese nei confronti di un altro Stato membro: nel 2014, l'Italia ha aperto casi verso la Romania (36), la Gran Bretagna (21) e la Francia (16), mentre ha ricevuto casi da Polonia (24), Spagna (22) e Francia (21).