18 dicembre 2019
Audizione del Ministro per gli Affari Europei, Vincenzo Amendola, sugli esiti del Consiglio Europeo del 12 e 13 dicembre 2019 presso le Commissioni riunite Affari Europei ed Affari Esteri di Camera e Senato
Grazie Presidente, buongiorno Onorevoli Senatrici e Senatori e Onorevoli Deputate e Deputati.
Il Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre 2019 ha affrontato importanti questioni:
- la strategia a lungo termine dell'UE in materia di cambiamenti climatici;
- il bilancio a lungo termine dell'UE (Quadro finanziario pluriennale – QFP 2021-2027);
- l'Unione economica e monetaria nel quadro dei lavori del Vertice-Euro del 13 dicembre.
- Altri temi, tra cui la Conferenza sul futuro dell'Europa, i rapporti UE-Africa, l'organizzazione mondiale del commercio, il roll over delle sanzioni Russia, la Turchia e il terremoto in Albania.
Non era presente Boris Johnson, che ha delegato al suo posto il neo-Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, poiché impegnato in una competizione elettorale che l'ha visto ampiamente vincitore, su una piattaforma che vedeva come impegno principale il completamento della Brexit al 31 gennaio 2020. In questo quadro, i leader si sono riuniti anche nel formato art.50 per concordare i prossimi passi del processo di uscita del Regno Unito.
Il 13 dicembre si è svolto anche il Vertice Euro che ha discusso della situazione economica attuale e del completamento dell'Unione Economica e Monetaria.
È stato il primo Consiglio europeo sotto la guida di Charles Michel e dopo l'insediamento della nuova Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen.
Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, i Capi di Stato e di Governo hanno avuto una lunga discussione sull'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 e sulle modalità con cui raggiungerlo. Il confronto tra i leader è avvenuto anche sulla base della recente Comunicazione della Commissione europea sul "green deal" europeo. La strategia presentata prevede l'adozione entro marzo 2020 di una prima normativa europea in ambito di tutela ambientale ("climate law"), traducendo in legge l'obiettivo di fare dell'UE il primo continente climaticamente neutrale entro il 2050.
La questione principale riguarda quei Paesi, come ad esempio la Polonia, che partono da una situazione di svantaggio a causa di economie basate - per ragioni storiche - su fonti energetiche inquinanti come il carbone.
In questo quadro, è molto importante stabilire l'ammontare dei fondi e relativi criteri distributivi con cui sarà finanziata la cd. "transizione verde".
Nella discussione in Consiglio europeo è emerso quindi chiaramente il forte legame tra "green deal" europeo e prossimo quadro finanziario pluriennale. In ogni caso, i Capi di Stato e di Governo torneranno sulla questione a giugno 2020.
Anche sugli aspetti finanziari l'Italia ha definito proprie proposte che vanno dal ruolo della Banca Europea per gli Investimenti, ai criteri per il "Just Transition Mechanism", dal partenariato pubblico-privato fino all'utilizzo di altri strumenti che possano consentire spazio fiscale per affrontare questa sfida generazionale. Tra queste, la flessibilità nel Patto di Stabilità e Crescita e lo scorporo degli investimenti verdi.
Teniamo conto che la Comunicazione della Commissione europea parla di investimenti verdi per un valore di mille miliardi di euro.
Al netto di questi elementi ancora da chiarire, il Consiglio europeo ha approvato l'obiettivo di realizzare un'UE a impatto climatico zero entro il 2050 (ovvero, saldo zero tra emissioni ed assorbimenti di CO2), in linea con l'accordo di Parigi e si è impegnato - come ho sopra anticipato - a tornare sulla questione a giugno 2020.
Il progetto è molto ambizioso e, come per tutte le strategie così complesse, richiederà un articolato lavoro di coordinamento tra politiche economiche, ambientali, sociali e industriali.
Come la stessa Presidente von der Leyen, ha ribadito, il "Green Deal" europeo intende essere una strategia per la crescita.
In questa fase, dopo la delusione sugli esiti della COP25 sui cambiamenti climatici di Madrid e in vista della COP 26 di Glasgow (che sarà presieduta nel 2020 dal Regno Unito in partenariato con l'Italia), l'UE dovrà avere un ruolo di traino del resto della comunità internazionale nel processo di fissazione degli standard globali.
È giusto evidenziare come l'Italia sia tra i Paesi maggiormente a favore di ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni in seno all'Unione.
Abbiamo raggiunto e superato gli obiettivi europei al 2020, garantendo opportunità di crescita per le aziende e salvaguardia dell'ambiente. Entro il prossimo anno, presenteremo una strategia di lungo periodo.
Lavoreremo per un risultato che agisca su tre livelli:
- la mitigazione dell'impatto ambientale e dei cambiamenti climatici;
- l'avvio della transizione industriale;
- la definizione di un modello concreto di gestione degli inevitabili impatti economici e sociali che ne deriveranno.
Presteremo, in particolare, la massima attenzione a due aspetti:
- che il tessuto sociale sia opportunamente tutelato e accompagnato in questa trasformazione
- e che la transizione industriale tenga debitamente conto delle esigenze delle piccole e medie imprese.
"Green deal" significa anche un'agricoltura moderna e sostenibile. L'Italia è impegnata anche sul fronte di un'etichettatura che rifletta la qualità della produzione agroalimentare italiana e la necessità di consumi salutari e sostenibili. Su questo abbiamo avviato un dialogo costruttivo con la Commissione europea e formalizzeremo a breve una proposta basata su studi scientifici.
Riteniamo, inoltre, che il dibattito con gli altri Stati Membri non possa prescindere dal raggiungimento degli obiettivi già fissati al 2020 e dalla richiesta di uno sforzo aggiuntivo, in vista degli obiettivi al 2030, a quegli Stati Membri che non hanno ancora indicato un livello di ambizione sufficiente.
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Il punto sul Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 ha avuto natura prevalentemente procedurale.
La Presidenza finlandese ha presentato la "negotiating box" e il Consiglio Europeo ha invitato il Presidente Michel a proseguire i negoziati per raggiungere un accordo.
Si tratta di una prassi consolidata volta alla preparazione del compromesso nelle sue fasi 'finali'.
Alla gestione delle prossime dinamiche negoziali contribuirà soprattutto il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, insieme alla nuova Presidenza del Consiglio UE, quella croata, che dovrà favorire gli sviluppi di un negoziato che veda opportunamente coinvolto anche il Parlamento europeo.
Per quanto ci riguarda, abbiamo in questi giorni ribadito la necessità di un bilancio ambizioso, e la cd. "Scatola negoziale" proposta dall'attuale presidenza finlandese, che prevede un bilancio pari all'1,07% del Reddito Nazionale Lordo (RNL) dell'UE, non va a nostro giudizio in quella direzione.
Un volume di risorse più basso di quello proposto dalla Commissione (1,1% del RNL UE) non consente, infatti, di finanziare adeguatamente tutte le nostre priorità e manca l'obiettivo di modernizzazione del bilancio.
In questo quadro, l'agenda verde europea avrà inoltre un peso molto forte sul prossimo QFP. Si ipotizza che almeno il 25% del bilancio UE sia dedicato a spese collegate a obiettivi climatici.
L'Italia non ha, inoltre, accolto positivamente l'indebolimento delle risorse dedicate a settori importanti quali lo Spazio, la Difesa, il Digitale.
Per quanto riguarda la politica di coesione, resta per noi inaccettabile un'ulteriore riduzione del coefficiente di prosperità relativa per le regioni meno sviluppate nei Paesi a medio reddito.
Quanto alla politica agricola comune, restiamo convinti che la convergenza esterna dei pagamenti diretti debba essere abolita, in quanto iniqua e priva di giustificazione, sia sotto il profilo economico che dal punto di vista sociale.
Resta prioritario tutelare adeguatamente la flessibilità del bilancio, così da rispondere in modo efficace a eventi imprevisti, come è accaduto a seguito della crisi migratoria.
La condizionalità legata allo 'Stato di diritto' rappresenta uno dei principi fondamentali dell'UE e il perno della nostra integrazione. La proposta, tuttavia, ha ancora bisogno di essere migliorata a livello tecnico.
Restiamo inoltre favorevoli a condizionalità di tipo sociale, perché volte all'attuazione delle politiche per una maggiore coesione e inclusione sociale; e a quelle in ambito migratorio, se realmente capaci di accrescere la solidarietà ed una gestione responsabilmente condivisa del fenomeno tra gli Stati Membri.
Quanto alla riforma del lato delle entrate, abbiamo confermato il mantenimento della risorsa IVA (secondo la formula di maggio 2018).
Sul tema delle nuove risorse proprie, abbiamo ribadito che il relativo pacchetto deve essere portato avanti nella sua interezza, inclusa la risorsa CCCTB (Common Consolidated Corporate Tax Base).
Positiva è invece, a nostro giudizio, l'apertura al momento registratasi verso l'abolizione delle correzioni (rebates).
Continuiamo a lavorare sotto Presidenza croata e con il Presidente Michel per trovare al più presto (entro il 2020) una soluzione di compromesso.
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Il Consiglio Europeo ha affrontato in modo sintetico anche questioni specifiche, a partire dalla Conferenza sul Futuro dell'Europa.
Il Consiglio ha infatti chiesto alla Presidenza Croata di definire una posizione su contenuti, portata, composizione e funzionamento della Conferenza. Su queste basi, sarà poi avviato il dialogo con Parlamento e Commissione UE.
L'Italia intende rendersi pienamente partecipe dello sforzo di elaborazione, svolgimento e attuazione della Conferenza sul futuro dell'Europa, ribadendo la necessità di un processo inclusivo, improntato alla cooperazione interistituzionale e che coinvolga opportunamente i cittadini e i Parlamenti nazionali.
Nella nostra ottica, la Conferenza deve promuovere innanzitutto un dibattito autenticamente europeo, vale a dire transnazionale, sulle politiche che hanno un maggiore impatto sulla vita dei cittadini.
L'Agenda strategica dell'Unione 2019-2024 adottata dal Consiglio europeo di giugno ci offrirà una valida guida.
Da parte italiana proporremo tuttavia di non limitarci a passare in rassegna tutte le politiche prioritarie dell'Unione ma di concentrarci soprattutto su quelle che hanno una maggiore rilevanza nei rispettivi dibattiti nazionali.
Fra queste, spiccano in particolare il "Green New Deal", la governance dell'Eurozona e le tematiche migratorie.
In parallelo, pensiamo di promuovere anche un dibattito su alcune limitate modifiche istituzionali che potrebbero migliorare il funzionamento dell'Unione o rivestire un'importante valenza simbolica.
Si tratta di un'impostazione coerente anche con l'approccio del Parlamento europeo che, come anticipato dal Presidente Sassoli, prevede di adottare una Risoluzione su tale Conferenza a gennaio. Per il mese di gennaio è inoltre attesa la pubblicazione da parte della Commissione di una specifica Comunicazione sul tema della Conferenza.
In materia di partenariato UE-Africa, è stato confermato che un dibattito strategico sulle relazioni con l'Africa e sul prossimo vertice UE - Unione Africana (UA) avrà luogo a giugno 2020.
La riaffermazione dell'impegno unionale per il consolidamento di un partenariato con l’Africa moderno e rivolto alle sfide del futuro corrisponde al nostro forte interesse per uno sviluppo del continente che faccia perno sulle opportunità per i giovani, su nuovi investimenti, sulle infrastrutture, sull'accesso all'energia sostenibile e sulla cooperazione digitale.
Per conseguire tale obiettivo, è necessario "attualizzare" e assicurare nuova proiezione strategica all'eredità del Vertice UE-Unione Africana di Abidjan del 2017 e alle potenzialità dell'"Alleanza per gli investimenti e l'occupazione sostenibile" lanciata dalla Commissione Europea nel 2018.
Il Consiglio Europeo ha poi confermato il proprio risoluto sostegno a un ordine internazionale basato sulle regole anche nell'ambito del commercio internazionale.
Siamo, infatti, preoccupati per la paralisi del meccanismo di risoluzione delle controversie dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), che aggrava i rischi legati alle crescenti tensioni protezionistiche e il potenziale pregiudizio per quei paesi che, come l'Italia, presentano un elevato grado di internazionalizzazione e una radicata vocazione all'export.
In questo senso, i Capi di Stato e di Governo hanno sostenuto l'iniziativa della Commissione di porre in essere accordi provvisori con i Paesi terzi, mentre si ricerca una soluzione permanente. Il Consiglio Europeo ha inoltre invitato il Parlamento Europeo e il Consiglio ad esaminare con carattere di urgenza la proposta della Commissione (c.d riforma dell'"Enforcement Regulation") per consentire risposte della UE a misure daziarie illegali pur a fronte dell'impasse dell'Organo di appello dell'Organizzazione ginevrina.
Per quanto riguarda la Turchia, il Consiglio Europeo ha riconfermato, in linea con quanto fatto nei precedenti Consigli, un chiaro segnale di sostegno e solidarietà alla Grecia e Cipro (rispetto da parte della Turchia delle Zone economiche esclusive di tutti i suoi paesi vicini).
Circa il memorandum d'intesa Turchia-Libia sulla delimitazione delle giurisdizioni marittime nel Mar Mediterraneo, si è convenuto che lo strumento lede i diritti sovrani di Stati terzi e non è conforme al diritto del mare.
Ricordando le vittime e i danni del recente terremoto in Albania, i Capi di Stato e di Governo hanno accolto con favore l'annuncio della Commissione europea, che fornirà aiuto umanitario e organizzerà una Conferenza dei donatori.
C'è stata, inoltre, la consueta discussione semestrale sullo stato di attuazione delle intese di Minsk. La Francia e la Germania hanno fornito brevi aggiornamenti sugli esiti dell'incontro dei Capi di Stato e di Governo in formato Normandia (al tavolo Francia, Germania, Ucraina e Russia), svoltosi a Parigi il 9 dicembre scorso.
Il Consiglio Europeo ha concordato su una proroga semestrale delle sanzioni settoriali economiche nei confronti della Russia.
Su questo punto, due le priorità ribadite dall'Italia:
- continuare in un convinto sostegno per far progredire le intese di Minsk;
- riflettere sul fatto che le sanzioni 'non sono un fine a sé', bensì uno strumento finalizzato ad avviare a soluzione la crisi ucraina.
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In tema di Brexit, i Capi di Stato e di Governo hanno preso atto dei risultati delle elezioni del Regno Unito del 12 dicembre scorso.
Il Primo Ministro Boris Johnson ha confermato il suo impegno per un'uscita dall'UE entro il prossimo 31 gennaio, sulla base dell'Accordo di recesso, che dovrebbe essere ratificato e tempestivamente attuato.
Una volta realizzata l'uscita, si entrerà nella nuova fase negoziale dell'accordo sulle future relazioni, di cui in Parlamento avete già acquisito importanti anticipazioni dal Capo Negoziatore Barnier in occasione della sua visita a Roma del 12 novembre scorso.
Il negoziato sulle future relazioni dovrebbe essere portato a termine entro il 31 dicembre 2020, sulla base della Dichiarazione politica che ha definito il quadro dei rapporti tra Regno Unito e Unione Europea dopo la Brexit.
Si lavorerà con tempistiche strette e, per la parte economica, il futuro partenariato economico avrà la forma di un Accordo di libero scambio.
La Commissione europea presenterà al Consiglio una proposta di mandato per negoziare le future relazioni.
Vogliamo assicurare prima di tutto la tutela del 'level playing field', una giusta parità di condizioni e trattamento reciproco che non consenta vantaggi indebiti per il Regno Unito.
L'obiettivo per l'Italia e l'Unione Europea resta quello di un risultato giusto ed equo per tutti gli Stati membri e nell'interesse delle persone e delle imprese.
In particolare, per l'Italia resta prioritaria la tutela dei diritti dei cittadini, anche con specifico riferimento ad una mobilità adeguata all'attuale livello delle nostre relazioni. E garantire un accordo commerciale "zero tariffe, zero quote e zero dumping" che preservi i volumi di interscambio (con un surplus di circa 12 miliardi di euro, Londra è per noi partner indispensabile). Altro elemento che dovremo assicurare sarà una forte cooperazione in materia di sicurezza.
Al Consiglio europeo, è stato ribadito l'auspicio che i negoziati si svolgano in modo coerente, all'insegna dell'unità e della trasparenza. Proceduralmente, saremo impegnati su diversi livelli.
Il Consiglio europeo seguirà i negoziati e concorderà ulteriori orientamenti politici generali, ove necessario. Il Consiglio "Affari generali" e il Coreper, assistiti da un gruppo ad hoc, garantiranno lo svolgimento dei lavori con il Regno Unito.
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Vengo al punto relativo al Vertice Euro (13 dicembre). La discussione è iniziata con un aggiornamento sulla situazione economica, a partire dall'intervento introduttivo della Presidente della BCE, Christine Lagarde.
Le previsioni di crescita e le prospettive dell'inflazione restano ancora deboli, ma con segnali di miglioramento; positivo l'andamento dell'occupazione.
Inizia a farsi strada la convinzione che sarebbe auspicabile avviare una politica di interventi espansivi, in particolare da parte dei Paesi con spazi di bilancio, anche alla luce della considerazione che l'Unione Europea non può restare l'unica area economica nel mondo che aumenta i propri risparmi invece di investire.
In relazione al rafforzamento dell'Unione Economica e Monetaria, va rilevato come il lavoro sia in corso su tutte e tre le direttrici di riforma.
Da parte italiana, è stato ribadito come sia necessario che le tre componenti fungano complessivamente.
Si tratta come sapete de:
- la riforma del Trattato che istituisce il Meccanismo Europeo di Stabilità - MES,
- l'Unione bancaria,
- lo strumento di bilancio per la competitività e la convergenza (l'acronimo BICC).
La cd. detta logica di pacchetto (MES, BICC, Unione bancaria) che, come ribadito dal Presidente Conte e anche in più occasioni dal Ministro Gualtieri, accompagnerà ogni tappa dei lavori per assicurare l'equilibrio complessivo dei diversi elementi al centro del processo di riforma dell'Unione economica e monetaria.
Il Presidente Conte sul punto è stato chiaro e la sua posizione è stata accolta e condivisa dai partner europei.
I leader hanno quindi incaricato l'Eurogruppo di continuare a lavorare sul pacchetto di riforme del MES – fatte salve le procedure nazionali – e di proseguire i lavori su tutti gli elementi dell'ulteriore rafforzamento dell'unione bancaria, su base consensuale.
Questa formulazione (cfr. paragrafo 2 dove si recita 'continuare a lavorare' che sostituisce il termine 'finalizzare') è stata proposta dal Presidente del Consiglio Conte e pienamente condivisa dagli altri Stati membri, fotografando al meglio lo stato dei negoziati.
Voglio sottolineare che si tratta di un risultato affatto scontato.
Si continuerà, quindi, a lavorare per la revisione di un istituto - il MES - che, occorre ricordare, esiste già dal 2012.
In particolare, come da più parti evidenziato in occasione del recente dibattito pubblico sul tema, ci sono alcuni aspetti sui quali il Ministero dell'Economia e Finanze sta già lavorando.
Il Presidente Conte ha, ad esempio, richiamato le CACs (clausole di azione collettive): vogliamo che sia un meccanismo che garantisca maggiormente gli Stati nei confronti dei creditori e che sia articolato sulla base di aggregazioni specifiche di categorie omogenee di creditori.
Questo ovviamente renderà il percorso di revisione più articolato ma in una logica che crediamo sarà di vantaggio per tutti, sia per l'Italia che per gli altri Stati Membri.
Vogliamo quindi continuare a negoziare sulla base di una valutazione complessiva di un processo riformatore molto articolato.
Venendo agli altri aspetti. In tema del bilancio per la convergenza e la competitività (BICC), abbiamo ribadito che occorre maggiore ambizione, e che il lavoro sinora svolto rappresenta solo un primo passo, tenuto conto che è necessario muoversi anche verso una funzione di stabilizzazione macroeconomica. È per questo che il BICC dovrà essere dotato di risorse più cospicue.
Il paragrafo 3 della Dichiarazione del Vertice Euro registra questa premura, aprendo ad una prospettiva più efficace verso la stabilizzazione.
Per quanto riguarda il terzo aspetto del processo riformatore, l'EDIS - sistema europeo di assicurazione dei depositi, al momento il punto è meno maturo rispetto agli altri.
L'Eurogruppo ha tuttavia riconosciuto la notevole riduzione dei rischi operata dalle banche europee e tra queste da quelle italiane, la cui solidità patrimoniale è, a sistema, notevolmente migliorata negli ultimi anni.
Occorre pertanto avanzare nel negoziato sull'Unione bancaria e l'Italia nei prossimi mesi si impegnerà a velocizzare le trattative su questi temi.
Il Presidente del Consiglio ha, infatti, annunciato la preparazione di una proposta italiana per il rilancio del negoziato sull'Unione Bancaria, da sottoporre ai nostri partner nel 2020.
Quanto sopra, preme ricordarlo, si inserisce nel quadro di una valutazione complessiva che il Governo e il Parlamento italiano raccomandano.
Il nostro Presidente ha, infatti, ricordato ai partner europei le due specifiche risoluzioni votate in tema dal nostro Parlamento: quella di giugno e quella di dicembre.
A ben vedere, anche su questo "richiamo" c’è stata piena sintonia; non a caso, al paragrafo due della Dichiarazione dell'Euro-Summit si fa esplicito riferimento alle 'procedure nazionali', cioè al fatto che i Parlamenti nazionali siano coinvolti nella valutazione e definizione del dossier secondo le rispettive procedure nazionali.
Il Vertice Euro ha quindi incoraggiato il proseguimento dei lavori su tutte le summenzionate questioni, che si tornerà ad esaminare al più tardi nel giugno 2020.
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Onorevoli Senatori e Onorevoli Deputati,
questi sono i principali risultati del Consiglio Europeo del 12-13 dicembre.
Concludendo, richiamo i temi principali oggetto di discussione tra i leader e, in linea con le risoluzioni adottate lo scorso 11 dicembre da Camera e Senato, ribadisco che da parte italiana:
- sui cambiamenti climatici, si è sostenuta l’adozione di Conclusioni che confermassero l’obiettivo della neutralità climatica al 2050 e una strategia di lungo termine per una crescita economica sostenibile, equa e socialmente inclusiva.
- Sul Quadro Finanziario Pluriennale, abbiamo ribadito di lavorare per avvicinarci al compromesso finale senza pregiudicare la qualità del risultato e le nostre linee rosse.
- Sulla Dichiarazione del Vertice–Euro del 13 dicembre, abbiamo confermato la volontà di procedere in modo consensuale sulla base del rispetto di quelle che sono le procedure nazionali e le prerogative dei Parlamenti nazionali. Si è ribadita l'intenzione di mantenere la logica di pacchetto (MES; BICC; Unione Bancaria), per una valutazione complessiva del processo di riforma dell’Unione Economica e Monetaria.
- Su Brexit, continueremo a lavorare per un'uscita ordinata del Regno Unito, a tutela di cittadini e imprese; e a garantire che i negoziati sul futuro Accordo UE/UK si svolgano in maniera trasparente ed inclusiva, proteggendo il principio di 'parità di condizione' nel mercato interno per un'intesa 'zero tariffe, zero quote, zero dumping'.
- Sosterremo attivamente la realizzazione della Conferenza sul Futuro dell'Europa, coerentemente con la particolare responsabilità morale e politica che l'Italia ha in quanto Stato fondatore dell'Unione da sempre impegnato a favore del miglioramento del progetto di integrazione.
- Favoriremo il dialogo strategico Unione Europea–Africa anche in vista del dibattito al Consiglio Europeo di giugno 2020.
- Sosterremo l'UE nei suoi sforzi per preservare un ordine internazionale basato su regole chiare e trasparenti.
- Sosterremo la Commissione europea nella riforma dell'OMC e, in particolare, nel ripristino dell'organo di appello del meccanismo di risoluzione delle controversie.
Quadro finanziario pluriennale , Unione economica e monetaria , Brexit , Conferenza sul futuro dell'Europa