26 novembre 2020
Risposta del Ministro per gli Affari Europei, Vincenzo Amendola, alla interrogazione 3-02133 "sull'andamento del negoziato relativo al bilancio pluriennale dell'Unione Europea" - Senato della Repubblica.
Signor Presidente, ringrazio il presidente Stefano e i senatori per il quesito posto che mi permette di affrontare nel dettaglio una questione che, come viene sottolineato, è di allarme comune e io concordo su questo allarme.
L'intesa infatti del Consiglio europeo del 21 luglio scorso, quella che costruì un pacchetto da 1824,3 miliardi di euro, tra Quadro finanziario pluriennale (QFP) e Next generation è il più ampio pacchetto di fondi finanziato dal bilancio dell'Unione europea nella storia ed è un pacchetto che è necessario per la ripresa e la resilienza e le nostre economie. Nelle conclusioni del 21 luglio scorso, ai punti 22 e 23, si scrisse quanto segue: «Gli interessi finanziari dell'Unione sono tutelati in conformità dei principi generali (...) in particolare i valori di cui all'articolo 2 TUE (Trattato sull'Unione europea)» e si scrisse ancora che: «Sulla base di tale premesse sarà introdotto un regime di condizionalità a tutela del bilancio e di Next generation EU».
Sottolineo che si tratta di un accordo firmato da tutti e ventisette i Paesi. Non a caso, alla luce di quell'accordo, la Presidenza tedesca ha iniziato il negoziato con il Parlamento europeo e sul regolamento sulla condizionalità di bilancio che si applica appunto ai casi di violazione dello Stato di diritto.
Nel negoziato con il Parlamento, le disposizioni prevedono: una funzione di protezione preventiva contro i rischi di violazione; un elenco con esempi di casi (come la minaccia all'indipendenza della magistratura); una clausola di protezione dei beneficiari finali; la possibilità di sospendere pagamenti oppure il divieto di chiedere nuovi impegni legali e anche un freno d'emergenza (vale a dire la possibilità che lo Stato membro, in violazione dello Stato di diritto, richiami la questione all'esame del Consiglio europeo). Una mediazione saggia che noi abbiamo sostenuto e questo compromesso, raggiunto nel trilogo, ovviamente deve essere adesso adottato di nuovo dal Consiglio europeo e dal Parlamento a maggioranza qualificata e, in teoria, non servirebbe il voto di Ungheria e Polonia, come lei sottolineava. In pratica, però, il veto di Budapest e Varsavia viene esercitato sul regolamento generale del QFP e sul Next Generation EU, un veto che blocca le procedure. Polonia e Ungheria motivano il loro veto riferendosi a dispute ideologiche o di violazione dei diritti.
Voglio essere chiaro: si tratta di una questione giuridicamente corretta, espressa in base ai trattati e senza alcun carattere ideologico e fa bene la presidente Von der Leyen a riferirsi alla Corte di giustizia europea, perché con questo veto il pacchetto è stato bloccato e l'allarme sta nel fatto che, finché questo veto non verrà superato, tutte le procedure saranno in stallo. Noi sosterremo ovviamente il ruolo della Presidenza tedesca ma permettetemi di dire che, oltre all'allarme, è una grave responsabilità.
Quadro finanziario pluriennale , Next Generation EU